Psicologia dell’IoVienna, Vienna, Austria, 4 Novembre 1894Stony Point, New York, USA, 17 Maggio 1970
Heinz Heinrich Moritz Hartmann proveniva da una famiglia di tradizioni intellettuali, di credo cristiano e di lingua tedesca. Il nonno, Moritz Hartmann (Throvè Dusniky, Boemia centrale, allora Impero Austroungarico oggi Repubblica Ceca, 15 Ottobre 1921 - Vienna, 13 maggio 1872), di credo protestante, fu poeta ed esponente liberale di spicco; in gioventù dovette andare in esilio a causa delle sue idee che lo ponevano in contrasto con l’assolutismo monarchico della sua patria del tempo; successivamente con l’ammorbidimento della politica praticata dalla famiglia regnante, gli Asburgo, tornò in patria dove successivamente ebbe un exitus per cause naturali. Il padre Ludo Moritz Hartmann (Stoccarda, Baden-Wurttemberg, Germania, 2 Marzo 1865 - Vienna, 14 Novembre 1924), nacque durante un periodo di esilio del nonno in Germania; ateo, fu un noto storico e politico socialdemocratico. Dopo il rientro della famiglia in patria, fu anche ambasciatore austriaco in Germania.
Il nonno materno Rudolf Chrobak (Opava, Moravia-Slesia, allora Impero Austroungarico oggi Repubblica Ceca, 8 Luglio 1843 - Vienna, 1 ottobre 1910) fu un famoso ginecologo viennese che spesso collaborava con Joseph Breuer. La madre Margarete, detta Grete, Chrobak (1869-9 marzo 1946), scultrice e pianista, era cattolica. I genitori si sposarono il 21 gennaio 1893 ed ebbero oltre Heinz anche una figlia Else Hartmann in Paneth (Vienna, 25 ottobre 1893 - 27 gennaio 1978), anche lei di professione medico.
Heinz fu istruito privatamente fino a 14 anni e poi andò a scuola. Apprese fin dall’infanzia a suonare il violino ed il pianoforte, a dipingere, a scrivere poesie. Diplomatosi al Franz Joseph Realgymnasium di Vienna nel 1912, s’iscrisse all’Universität Wien in medicina e nel 1919 svolse il servizio militare nell’esercito austriaco. Nel 1920, dopo il congedo si laureò. Dal 1920 al 1934 fu ricercatore all’Istituto di Neuropsichiatria dell’Universität Wien avendo come primario Paul Ferdinand Schilder, uno dei primi psicoanalisti il cui campo d’interesse primario era nei gruppi. Nel 1925 divenne socio della Wiener Psychoanalytische Vereinigung. Nel 1926 studiò al Berliner Psychoanalytische Lehranstalt dove fece una analisi didattica con Sandor Rado che durò fino al 1927. In questo stesso anno tenne una famosa conferenza sui principi fondamentali della psicoanalisi, con la quale si poneva brillantemente nel solco dell’ortodossia freudiana ed il cui resoconto è disponibile in italiano col titolo "I fondamenti della psicoanalisi" Nel 1928 sposò Dora Karplus, una pediatra di credo ebraico, pronipote di J. Breuer. Dora ed Heinz ebbero 2 figli: Ernest Hartmann e Lawrence Hartmann, diventati entrambi psicoanalisti.
Dal 1932 e fino al 1941 fu coeditore con Rado dell’International journal of psychoanalysis. Nel 1934 lasciò l’università per protesta contro l’ondata nazista che stava montando anche negli ambienti accademici. Rimasto senza lavoro, Adolf Meyer, Direttore della Henry Phipps Psychiatric Clinic del Johns Hopkins Hospital della Johns Hopkins School of Medicine della Johns Hopkins University di Baltimora (Maryland, USA), gli offrì un incarico di docenza presso l’Istituto da lui diretto.
S. Freud, in considerazione del fatto che Meyer era il fondatore della psicoanalisi interpersonale che si era ampiamente discostata dalle sue idee, per evitare che anche Hartmann, suo fervente seguace, venisse convertito al verbo interpersonale gli offrì un’analisi didattica gratis; ovviamente egli accettò tale offerta. L’analisi con Freud durò dal 1934 al 1936. Nel 1938 dopo l’Anschluss si spostò con la famiglia a Parigi su invito di Marie Bonaparte; qui entrò come analista didatta nella Société Psychoanalytique de Paris. Dopo 1 anno, temendo l’invasione della Francia da parte dei Tedeschi, si recò poi a Ginevra e l’anno ancora dopo a Losanna. Durante il soggiorno svizzero fu analista didatta della Schweizerische Gesellschaft für Psychoanalyse.
Nel gennaio 1941 arrivava a New York dove si fermava definitivamente. Qui la moglie entrava in analisi didattica con Ludwig Jekels e diventava analista. Sempre nel corso del 1941 diveniva socio della New York Psychoanalytic Society nonché docente e didatta del New York Psychoanalytic Institute. Essendo morto Freud ormai da due anni, seguì Paul Federn nelle sue teorizzazioni e schierandosi con la dottrina da lui elaborata, la psicologia dell’Io, abbandonando l’ortodossia. Nel 1950 anche Federn moriva ed Hartmann diventava rapidamente il leader della psicologia dell’Io, validamente coadiuvato da Ernst Kris e Rudolph Maurice Loewenstein. Nel 1945 fondava la rivista the Psychoanalytic study of the child, avendo come coeditori Anna Freud ed E. Kris. Dal 1948 al 1951 Hartmann fu nominato Medical Director del Treatment Center del New York Psychoanalytic Institute. Dal 1951 al 1957 fu l’ottavo presidente dell’International Psychoanalytic Association, in sigla IPA. Dal 1952 al 1954 fu anche il ventunesimo presidente della New York Psychoanalytic Society. Fu anche il secondo presidente onorario dell’IPA dal 1961 fino alla morte. Benché egli avesse abbandonato l’ortodossia, combatté tutte quei sistemi di pensiero che sentiva deviare dalla dottrina freudiana, tra le quali quelle di Jacques Lacan, di Erich Fromm, di Abraham Kardiner e perfino quelle del suo stesso primo analista Sandor Rado, che peraltro non aveva idee molto dissimili dalle sue. Visse e lavorò a New York fino alla morte avvenuta per infarto miocardico.
Hartmann, con la sua dottrina, inaugura la seconda fase della psicologia dell’Io. Questo filone di pensiero nacque con Paul Federn, il cui pensiero aveva dato la preminenza in ambito psicologico all’Io piuttosto che all’Es, ma ponendo l’accento sulla strutturazione dell’Io ed ai suoi cambiamenti, piuttosto che alla sua funzionalità. Il pensiero di Hartmann sposta l’attenzione dalla struttura al funzionamento dell’Io. Tutti i teorici della Psicologia dell’Io, contemporanei ad Hartmann e successivi, seguirono il pensiero di Hartmann per cui le posizioni federniane e dei suoi allievi diventarono importanti solo da un punto di vista teorico.
Nella teoria di Hartmann la principale istanza della personalità è ovviamente l’Io ed il concetto chiave l’adattamento all’ambiente. Una persona ben adattata è capace di sopravvivere e perpetuare la specie; per poter essere definita così essa deve possedere equilibrio mentale, produttività e capacità di godimento. Egli nega l’esistenza di Thanatos mentre la pulsione di vita è presente nel neonato come una matrice energetica indifferenziata innata. Dal momento della nascita da essa si generano contemporaneamente l’Io e l’Es che seguono entrambe un proprio percorso di sviluppo autonomo ed hanno entrambe a disposizione una propria energia autonoma.
Durante la crescita nell’Io si vanno differenziando due tipi diversi di funzioni che Hartmann definì primarie e secondarie. Le funzioni primarie dell’Io hanno stampo maggiormente cognitivo (intelligenza, attenzione, sensopercezioni, motilità, memoria), hanno scopo adattivo e sono in origine libere da conflitti e non generano successivamente se funzionali. Esse costituiscono i fattori principali tramite i quali l’Io, percependo i fattori ambientali, li classifica, li riconosce, può avviare una riflessione e porre in atto il comportamento migliore per restare in sintonia con ciò che lo circonda. In pratica esse realizzano l’autonomia primaria dell’Io, che guida il processo di adattamento all’ambiente utilizzando l’energia primaria dell’Io, cioè quella propria.
Le funzioni secondarie dell’Io (emozioni, sentimenti, tono dell’umore, apprendimento, pensiero, linguaggio) hanno stampo maggiormente affettivo, nascono in momenti differenti seguendo le varie fasi dello sviluppo psicosessuale e le loro cariche energetiche sono soggette talora a rimozione a scopo difensivo. Esse non sono libere da conflitti ma nemmeno destinate ad una perenne lotta tra pulsioni e divieti. In sintesi il conflitto non nasce di fronte a qualunque richiesta proveniente dall’Es ma solo quando tale richiesta venga reputata dall’Io eccessiva o non fattibile in quel momento e pertanto soggetta a dilazione. Esse realizzano l’autonomia secondaria dell’Io, che guida il processo di neutralizzazione delle pulsioni tramite la rimozione attuata utilizzando l’energia secondaria dell’Io cioè la stessa energia pulsionale deistintualizzata.
In ognuna delle fasi dello sviluppo psicosessuale l’individuo registra un tipo di richieste provenienti dall’apparato pulsionale ed un altro proveniente dall’ambiente esterno. Essendo quasi sempre inconciliabili tra loro l’individuo deve neutralizzare un tipo di richiesta per dar corso all’altra. Alla fine di ogni fase dello sviluppo la parte corrispondente della matrice indifferenziata innata si evolve come funzione secondaria dell’io e si unisce ad esso. Analogamente in ogni fase dello sviluppo per ognuna delle parti della matrice indifferenziata innata che evolve in funzione secondaria innata c’è un’altra parte che non solo non si evolve ma va incontro a rimozione e viene depositata nell’inconscio come parte dell’es. Alla fine dello sviluppo non resterà nulla della matrice indifferenziata innata essendosi tramutata in Io oppure in Es. La neutralizzazione nel corso del tempo viene resa più efficace dal fatto che la forza delle pulsioni scema per l’azione dell’esperienza che, tramite i processi relazionali, le rende soggette alle regole dell’apprendimento nella logica della dilazione se la richiesta istintuale non è fattibile in quel momento o della rinuncia se essa è eccessiva. L’apprendimento, tuttavia, secondo Hartmann, non si basa tanto sull’acquisizione di modelli strategici comportamentali appresi dai genitori che sostanzialmente si rifanno alle tradizioni quanto sull’elaborazione e messa in atto di automatismi preconsci derivanti dal bagaglio filogenetico ed assolutamente indipendenti dall’esperienza acquisita individualmente e dalle tradizioni. Le tradizioni sono il veicolo intergenerazionale tramite il quale si manifesta il Super-Io e permettono un subitaneo adattamento tramite adesione alle norme sociali e giuridiche già precostituite dalle generazioni precedenti.
I processi di adattamento e neutralizzazione funzionano bene se il bambino si trova ad interagire in quello che lui definisce un ambiente medio prevedibile, cioè almeno sufficientemente adatto ad un armonico sviluppo della personalità; se nell’insorge la necessità di effettuare una modifica situazionale con l’ambiente possono avvenire tre tipi di possibile cambiamento: autoplastico (quando l’individuo modifica se stesso tramite la rimozione), alloplastico (quando l’individuo modifica l’ambiente circostante tramite l’adattamento), del terzo tipo (quando l’individuo, trovandosi nell’impossibilità di modificare se stesso o l’ambiente circostante, sposta se stesso in un altro ambiente o le cariche energetiche esoiche dalle pulsioni istintuali a scopi scientifici od artistici tramite la sublimazione).
Se nell’interazione tra le richieste del mondo interno e le esigenze dell’ambiente circostante l’individuo arriva ad un equilibrio sintonico, si parla di condiscendenza sociale ed adattamento progressivo mentre se arriva ad uno squilibrio distonico si parla di conflittualità ed adattamento regressivo; in questo caso si pongono le basi per la psicopatologia. La relazione con l’ambiente circostante può essere perturbata se esso è ostile, anaffettivo, imprevedibile per cui si avranno deficit dei processi di adattamento o se esso è lassista, amorale, disorganizzato per cui si avranno deficit dei processi di rimozione. La psicopatologia durerà fin quando la neutralizzazione non avrà trovato il punto d’incontro tra le esigenze ambientali e le richieste pulsionali e/o la rimozione non avrà portato nell’inconscio quella parte di matrice indifferenziata innata rimasta libera.
A parte le problematiche legate allo sviluppo, in ogni momento della vita possono nascere conflitti:intrapersonali tra Es, Io, Super-Io;interpersonali nelle varie relazioni sociali;giuridico-sociali in relazione agli usi e ai costumi del gruppo al quale si appartiene; traumatici o post-traumatici da stress.Partendo dalla propria impalcatura teorica, Hartmann giunge alla conclusione che i conflitti e la psicopatologia non nascono in ragione di un Es potente ma di un Io debole che non riesce ad imporre un’efficace opera di mediazione. Per questi motivi in terapia le interpretazioni hartmanniane si rivolgono più al conscio ed al subconscio che all’inconscio. La psicoanalisi, secondo Hartmann, è lo strumento col quale il paziente può rielaborare i propri rapporti con l’ambiente e risolvere le proprie conflittualità lavorando prettamente sul qui ed ora per poter pervenire ad un cambiamento autoplastico, alloplastico o del terzo tipo che eliminerà le ragioni causali del disadattamento. Ne consegue che tutte le tecniche analitiche, transfert e controtransfert compresi, non vengono usate in profondità ma solo a scopo adattivo.
BibliografiaOpere di Hartmannin italiano: Die grundlagen der psychoanalyse, Leipzig, 1927 - ed. it. Fondamenti della psicoanalisi, Feltrinelli, Milano, 1981.Ich-Psychologie und anpassungsproblem, 1939 - ed. it. Psicologia dell’Io e problema dell’adattamento, Bollati Boringhieri, Torno, 1966.Essays on Ego psychology: selected problems in psychoanalytic theory, 1964 - Saggi sulla psicologia dell’Io, Bollati Boringhieri, Torino, 1976.con Kris E. e Loewenstein R. M., Papers on psychoanalytc psychology, 1964 - ed. it. Scritti di psicologia psicoanalitica, Bollati Boringhieri, Torino, 1978.in altre lingue:Notes on the theory of sublimation, Psychoanalytic study of the child, vol. 10, pagg. 9-29, Taylor & Francis, New York, 1955.Psychoanalysis and Moral Values, New York international universities press, 1960.con Loewenstein R. M., Psychoanalysis: a general psychology, New York international universities press.Organisation der sozialforschung (forschungsberichte des landes Nordrhein-Westfalen), pubblicato postumo, Westdeutscher verlag, Opladen, 1971.
Opere su Hartmann:Loewenstein R. M., Heinz Hartmann, 1894, Ego-Psychology, in AA.VV., Psychoanalytic pioneers, 1966 - ed. it. Heinz Hartmann, 1894: la psicologia dell’io pagg.393-407, Feltrinelli, Milano, 1971.Bergmann M. S., The Hartmann era, Other press, New York, 2000.Zaretsky E. I misteri dell’anima: una storia sociale e culturale della psicoanalisi, Feltrinelli, Milano, 2017.Vegetti-Finzi S., Storia della psicoanalisi: autori, opere, teorie 1895-1990, Mondadori, Milano, 2017.
Ultimo aggiornamento 17 Settembre 2018Annalisa OliverioGabriele Romeo